|
|
the novels
Occidente nonoccidente
Manni Editore
L'inespressivo e impassibile capitano Temugin, la prima moglie Birte, l'irresoluta e adulterina seconda moglie Gulan, il suo (omosessuale?) amante Kassar, la zoppa prostituta Gerty, il vigilante Secretary of State, il saccente colonnello Targutai, l'esanime amico Kamu e il vendicativo figlio Katamu (nei panni di un buddista dissidente), e ovviamente Muhammad al Zayad, arabo, capo dei Fratelli musulmani d'oriente, terrorista; ognuno a suo modo in viaggio verso Persepoli alla scoperta - involontaria - delle viscere della cittý, la sotterranea ´Polispereª.
Una paradossale, dicasi parossistica, caccia all'uomo motivata dalla ´bella soddisfazioneª che solo la vendetta puÚ offrire all'ecatombe nella discoteca Key Word, bieco atto terroristico di al Zayad.
Secondo un effetto centrifugo che si dipana dalla figura di Temugin e rincalza in quello centripeto esercitato da Muhammad al Zayad, ci troviamo risucchiati in un coacervo di personaggi e personalitý che si susseguono con i loro intrichi familiari, le implicazioni amorose, le (particolari) abitudini sessuali... bassi istinti che sembrano influire sul comportamento belligerante delle persone, ora istigate alla guerra, tal'altre colte da raptus omicidi che il caldo torrido asseconda. Tra un video porno dalle proprietý eccitanti in cui delle lesbiche sono intente a guardare un dagherrotipo-montaggio ove Karl Marx incula il padre, oppure nel ricordo di orge panetniche svoltesi durante la festa del Sole, vediamo dipanarsi una trama fatta di episodi che si inanellano, che si riprendono e si continuano, come onde di rifrazione (sull'acqua) sempre pi˜ grandi.
Una storia che Ë un mosaico dove a incastrarsi sono i luoghi, le circostanze e i protagonisti, in un dispiego di nozioni, anche tecniche, descrizioni d'arredi, di vestiari, di cibarie, di profumi, etc, in attesa dell'epilogo, di un finale offuscato da una coltre di polvere in cui riecheggiano gli intermezzi dei televisori accesi cosÏ come dei telecronisti sul campo di battaglia.
Con una scrittura ecolaliaca, fatta di elementi in ripetizione, Gianni Actis-Barone tesse una mise en abime grottesca e funambolica. Il testo Ë una fluente e inarrestabile sequela di sagaci battute, aneddoti, considerazioni su tutto e tutti: modi di pensare che dicono cioË tutto e il contrario di (quel) tutto, concetti che si inerpicano fino ad aggrovigliarsi entro infinite parentesi che si aprono e si chiudono ermeticamente, come in un emisfero orientale ed occidentale del cervello, sinistro e destro, razionale e irrazionale (si noti l'uso del termine ´nonoccidenteª anzichÈ dell'esplicativo ´orienteª), con stretta attinenza alla situazione geo-politica.
In particolare, come osservato da Temugin: ´resta comunque la certezza che l'Occidente Ë vicinoª.
(Scheda di Alberto Zanchetta)
|
|