capitolo conclusivo
“Episodi come questi”
riassume Spinoza nel
del suo libro
“non sono che una parte infinitesima di tutti gli episodi del passato e del presente.
E non mi assumo la responsabilità di farne una casistica o un tractatus sul misterium mortis.
La scienza che espongo non sgombra la fede: semmai la avvalora.
E neppure ha i caratteri dell’agnizione, per trafugare quanto di perpetuo appartiene allo spirito.
La scienza che espongo è il paradigma della ragione metafisica”.
E, avvalendosi della maieutica,
Lutor Spinoza prosegue
“I Vangeli si accettano per intero o non si accettano. Non se ne può - accettare una parte: la fede non è divisibile. Chi non li accetta, attenderà spiegazioni sull’origine dell’Universo. Chi li accetta, accetterà i miracoli come parte integrante della vita di Cristo.
“I miracoli, però, soprattutto i miracoli, sono causa di discussioni rabbiose. Non si vuol credere a fenomeni che sono tecnica per l’uomo contemporaneo: tecnica operatoria, tecnica medica, tecnica scientifica
“Ma se pensiamo che Cristo fosse un essere,
l’Essere,
dotato di poteri soprannaturali, in quanto Creatore dell’Universo, allora dovremmo anche chiederci per quale motivo non abbia interferito non già contro la sua morte, ma prima ancora con la storia del suo popolo, liberandolo dalla schiavitù dei Romani, come Mosè fece in Egitto.
Teoria del libero arbitrio?
Accanimento di forze ostili dell’Universo?
Punizione vetero biblica alla vaticinata condanna sulla croce?
O, semplicemente, menefreghismo?

“In realtà, la sola spiegazione è che Cristo fosse un uomo del futuro.
Un viaggiatore del tempo, capitato per caso nella Galilea di Tiberio.
Un medico niente male, se vogliamo.
E un funambolo capace.
Un immortale (perché no?) in attesa che la Nave Madre tornasse a recuperarlo.
Un amante della natura.
Un naturista e un naturologo.
Che ci spiega che il miracolo (la meccanica dei Greci) è l’agire dell’uomo sull’ambiente dell’uomo.
Che la scienza non è soltanto la macchina del progresso, ma la salvezza.
Che la scienza è il bene buono del Creato.
Per l’uomo, senza dubbio, ma sempre al di sopra della sua vita”.















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