Fu mentre si lavava che notò la fiala. Era una bella fiala, contenuta in un bossolo dargento massiccio, con tanti numeri sul fianco e fregi dautore lungo uno scavo mediano (opera, forse, dello stesso Cellini). Una fiala come non ne aveva mai viste, con un liquido, dentro, di natura oleosa. Sigillata da un tappo a pressione, un nastro di velluto rosso, e cera lacca con sopra una sigla per tutta la circonferenza. |
Il pastore protestante pensò dovesse trattarsi di un profumo da collezione. Difatti, molta gente colleziona profumi. E aveva perfino conosciuto uno, uno stravagante, che collezionava libri. Ne aveva una quantità smisurata: dallo studio alle scale, dai bagni al garage. E non si stancava mai di comprarne. E più ne comprava più ne avrebbe comprati, perché lo spirito del collezionista, a un certo punto, diventa simile a un vizio. E certi vizi li si brucia, altri li si accantona, altri ancora li si accumula. Ma, soprattutto, ogni vizio è peccato, e come tale va represso. |
© manuela corti |